Nuovo millennio: possibilità, necessità e diritto di dire la propria anche senza competenze. Evoluzione o pericolosa influenza di massa
Nuovo millennio, la svolta decisiva nella quale il mondo si rispecchia, un po’ con orgoglio e devozione ed un po’ lacerato da un senso di vergogna, generato dal “liberi tutti” di questi tempi. Per liberi tutti si intende la possibilità di esprimere pubblicamente il proprio pensiero, anche senza competenze, forti di un diritto acquisito ma decisamente mal gestito, senza l’adeguata intelligenza.
ESSERCI E QUINDI APPARIRE
Essere su questa terra, per molte persone (la maggior parte) non è altro che un passaggio senza lasciare alcuna traccia, se non con eredi che un giorno ne prenderanno posto e cognome. Per altri invece è una missione da portare a termine, lottando tutti i giorni per cambiare il corso delle cose, per inventare qualcosa di nuovo, per arricchire artisticamente la vita delle persone, insomma, per ammaccare l’universo, come disse Steve Jobs in rampa di lancio.
LA GRANDE DIFFERENZA ED IL DIRITTO A PARTECIPARE
La grande relazione che accomuna l’ammaccare l’universo con il passare del tutto inosservati, risiede nella capacità di riuscire agevolmente in entrambe le cose: i talenti raggiungono spesso vette altissime, le persone prive di talento invece riescono, con poco, a rimanere tali. La differenze delle due condizioni risiede invece negli intenti, i talenti non scenderebbero mai tra i “comuni”, mentre le persone più semplici farebbero di tutto per apparire, anche senza competenze.
EVVIVA I SOCIAL
Da qualche anno a questa parte, grazie ai social, assistiamo quotidianamente a vere e proprie lezioni virtuali, fornite da chiunque abbia il desiderio di dire la propria, come già detto, spesso senza alcuna competenza. Una cosa altamente pericolosa se pensiamo che ognuna di queste persone potrebbe avere un pubblico pronto a seguire con attenzione ogni post, anche quelli privi di fondamento. Le tematiche spaziano dallo sport, all’economia, alla politica, fino ad arrivare a scienza e medicina, quest’ultime attualissime di questi tempi.
LA CHIAMAVANO UMILTÀ
Una volta con il temine umiltà si intendeva esprimere la consapevolezza di una persona a conoscere i propri limiti sociali e culturali, oggi non è più così. Un tempo, le persone che parlavano pubblicamente lo facevano perché si erano guadagnate il diritto di parlare alle platee, grazie a studi approfonditi, talenti di base e grande intelligenza emotiva, a prescindere dal contenuto giusto o sbagliato degli argomenti. Di contro, chi non aveva questo diritto, vedeva limitare i propri discorsi ad un pubblico più ristretto, magari familiare o tra la cerchia di amici e colleghi. Con l’avvento dei social è cambiato tutto. Tutti possono dire la propria, senza curarsi appunto delle competenze in materia.
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IL CONFINE TRA DIRITTO ED ARROGANZA
Molto spesso mi capita di parlare con persone che dal vivo, quindi tralasciando i social, si arrogano il diritto di toccare argomenti a loro sconosciuti, se non conditi da tutta una serie di luoghi comuni, o impartiti da fonti strampalate o addirittura misteriose. Come giornalista, una delle prime cose che mi hanno insegnato è quella della verifica della fonte, cosa ignota alla massa comune che spesso ripete a pappagallo tutto ciò che sente senza verificarne la veridicità. Se tutto questo lo sommiamo ad una sicurezza tale nel toccare certi argomenti per lo più abbozzati, allora il confine del diritto ad esprimere il proprio pensiero è presto superato perché di pensiero non si tratta più, bensì parliamo di vere e proprie tesi narrate con una sicurezza tale da far impallidire i premi Nobel.
LA VERIFICA DELLA FONTE
Come detto, questa è una della cose che ho imparato durante i primi anni del mio percorso giornalistico. Avete mai provato a chiedere al vostro interlocutore la fonte della propria tesi? 90 su 100 non saprà nemmeno di cosa state parlando, proprio perché al giorno d’oggi, tutti hanno il potere di esprimere pubblicamente il proprio pensiero ma la maggior parte non si preoccupa di verificare la fonte di ciò che dice, ragion per cui mi scatta una risata ogni volta che metto alla prova qualcuno che cerca di impressionarmi con una notizia shock.
PARLARE PER COMPETENZE
Tutto questo per dire che parlare è bellissimo ma farlo conoscendo l’argomento lo è ancora di più. Oggi purtroppo, chi sa viene sbeffeggiato perché più esposto, chi parla a vanvera non subisce la stessa gogna mediatica ma spesso si nasconde nell’ombra per insultare, invece di argomentare seriamente un disaccordo. In questo periodo storico, penso che il silenzio sia una qualità più unica che rara, saper parlare solo ed unicamente per competenze è una cosa che la persona comune non conosce, non riconosce e non rispetta, creando e generando quel caos dove ognuno commenta, spesso creando solo confusione, ripeto, senza alcuna competenza in materia.
GIUDICARE SENZA SAPERE
Un’altra grande caratteristica del vox populi è certamente quella che antepone il giudizio quasi addirittura ancora prima dei fatti stessi. Parlare, giudicare senza sapere le cose, senza conoscere realmente i fatti, riportando soltanto ciò che si è appreso dalla stampa. Molto spesso le verità, quelle vere, restano nascoste, lasciando alla superficie l’esposizione alla gogna mediatica, perché non c’è niente di peggiore, in questi casi dell’esprimere con certezza un pensiero che di certo ha solo la fattezza, la forza e la mostruosità del luogo comune.
Foto di <a href=”https://pixabay.com/it/users/luboshouska-198496/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=1204029″>Lubos Houska</a> da <a href=”https://pixabay.com/it/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=1204029″>Pixabay</a>