Undici settembre: poesia dedicata alla tragedia che cambiò il mondo

Undici settembre, poesia dedicata alla tragedia che cambiò il mondo e che scosse le coscienze al punto da invertire ogni prospettiva

 

Undici settembre, quel giorno di diciannove anni fa mi trovavo a casa come ogni pomeriggio dopo la scuola. Erano circa le 15 quando arrivò la notizia che lì per lì mi lasciò sorpreso, giusto il tempo di fare l’associazione Stati Uniti, New York-Torri gemelle. Poi fu un susseguirsi di notizie, dirette e soprattutto di pensieri a quelle povere vittime innocenti. Nei giorni seguenti, innocentisti e colpevolisti si dividevano cercando di primeggiare con le idee politiche che al tempo erano così distanti dal mio essere quasi ventenne. Io vedevo solo i morti innocenti, il resto non contava e probabilmente non conta nemmeno adesso.

Un dì ci troveremo a settembre

 

Quel raggio di sole al calar sera, riscalda a suo modo con fare beffardo. Accende d’un lampo un pensiero mutato dai sogni spezzati di chi non c’è più. La fine d’estate raffredda quel raggio come una lama di gelida spada. Il vento si ferma ad ascoltar silenzio, a toglier fiato alle bandiere inermi. Vince l’odio che forte e coraggioso prende tutto senza sconti, urlando a voce grossa il proprio credo, portando via con sé il più grande male, per poi urlare al mondo che è sempre cosa giusta.

A te che eroicamente hai perso la tua vita per aiutare gli altri, a te che senza colpe quel giorno di settembre vivevi la tua guerra, a te che quell’inferno lo porterai per sempre ad un passo dal tuo cielo. Settembre, il mondo si risveglia un po’ più fresco, il vento torrido d’estate è ormai svanito, la vita scorre lenta e sempre un po’ monotona fin quando alzando gli occhi, puntati dritti al cielo si scorge quell’immagine, di un tempo ormai sbiadito. Il Sole è caldo, il cielo è sereno, la polvere ed il fuoco scompaiono con l’odio.

 

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